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Quando in condominio gli odori di cucina sono reato

DOMANDA: Vivo in un condominio nel quale da qualche tempo si sono trasferite due famiglie cinesi, che ogni giorno friggono praticamente ad ogni ora del giorno. L’odore di fritto, cipolla, eccetera, in corridoio è diventato insostenibile, oltre al fatto che non è nemmeno più possibile aprire le finestre perché entra tutto in casa. C’è qualcosa che si può fare?

COSA DICE LA LEGGE: Se effettivamente i fumi di cucina hanno assunto i livelli di insostenibilità da lei indicati, sicuramente si può fare qualcosa.

La terza Sezione della Corte di Cassazione Penale, infatti, con una pronuncia del 2016 (la n. 14467), ha parlato di vere e proprie “molestie olfattive”, allorquando le emissioni di vapori di cottura superino la normale tollerabilità.

L’articolo di riferimento è il 674 del Codice Penale, il quale punisce con l’arresto fino ad un mese e l’ammenda fino ad € 206,00 chiunque, in un luogo di pubblico transito oppure privato ma comune – in questo caso le parti comuni del Condominio – provochi emissioni di gas, di vapori o di fumo, in misura talmente eccessiva da nuocere ad altri.

Occorre, pertanto, predisporre una denuncia-querela da depositare presso gli uffici competenti, affinché si proceda nei confronti dei trasgressori.

Può essere anche promossa azione civile per il risarcimento del danno, anche se la prova dell’ammontare di quest’ultimo, in termini di precisa quantificazione, potrebbe essere presentare più di qualche problema.

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